Black Mirror, personale di Roméo Mivekannin

Prima esposizione individuale sul territorio italiano di Roméo Mivekannin: un insieme di opere pittoriche inedite che si snoda attraverso vari ambienti della Collezione Maramotti di Reggio Emilia.

La rassegna comprende circa venti tele dipinte su velluto nero, prevalentemente di formato ampio, che attingono al ricco repertorio iconografico dell’artista, ampliato da suggestioni raccolte durante i suoi soggiorni in Emilia-Romagna e dalla connessione con l’ambiente artistico e culturale italiano.

Roméo Mivekannin: D’après Holy Motors, Léos Carax (2012)
2024
acrilico su velluto nero / acrylic on black velvet 140 x 200 cm
© Roméo Mivekannin, by SIAE 2025
Courtesy of the artist and Galerie Cecile Fakhoury (Abidjan, Dakar, Paris)
Ph. Gregory Copitet

Il retaggio storico, la sua eredità e le sue presenze immateriali, che costituiscono la narrazione mondiale e si propagano nell’era contemporanea, emergono con vigore in questo progetto, che scaturisce dall’interrogazione del Sé a livello espressivo ed esistenziale, affondando le radici in una meditazione sulla natura umana.

Appropriandosi, per abitarle e riconfigurarle, di rappresentazioni derivate da capolavori classici di Masaccio e Caravaggio, di immagini tratte da pubblicazioni giornalistiche e reportage, di movimenti e figure archetipiche della coreografia e della cinematografia – da Pina Bausch a Pier Paolo Pasolini, Sergei Parajanov e Leos Carax – o di soggetti estratti dai propri archivi privati, Mivekannin forgia un variegato autoritratto, trasformandosi in riflesso di visioni che lo affascinano e lo interpellano.
L’autoritratto, inserito in maniera tanto precisa quanto diffusa, rappresenta lo strumento attraverso cui Mivekannin, sostituendosi ai protagonisti originali delle raffigurazioni, s’introduce nella narrazione come protagonista – intenso, spettrale, inquietante Sé nel corpo dell’Altro da Sé. Il suo volto sembra affiorare dalle oscurità notturne, il suo sguardo intenso esamina l’osservatore, capovolgendo i principi strutturali della composizione, sovvertendo ruoli e meccanismi di potere (interni ed esterni all’opera) e dando vita a uno spazio mutevole, in perpetua evoluzione.

Roméo Mivekannin D’après Salò ou les 120 Journées de Sodome, Pier Paolo Pasolini (1975)
2024
acrilico su velluto nero / acrylic on black velvet 200 x 140 cm
© Roméo Mivekannin, by SIAE 2025
Courtesy of the artist and Galerie Cecile Fakhoury (Abidjan, Dakar, Paris)
Ph. Gregory Copitet

Questi lavori delineano l’indagine dell’artista sulla costruzione e la repressione della memoria e delle rappresentazioni visive, sul legame personale e sociale con la storia e la dimensione sacrale: le sue creazioni fluttuanti, prive di cornice e telaio, cariche di presenze, dischiudono una creazione mitologica tanto personale quanto universale, alimentata da immagini celate, sottoposte a fenomeni di manifestazione, dissoluzione, cancellazione e conflitto interiore.
Nella forma e nel contenuto questa serie aperta di ricerca è ancorata a una dualità già intrinseca nel percorso di Mivekannin, dove da sempre coesistono impulsi contrastanti: palese-occulto, nero-bianco, negativo-positivo, consapevolezza-inconscio. Alcune opere sono state infatti ideate come “duo”, in rapporto di corrispondenza e variazione reciproca: esse non si collocano in contrapposizione, così come non esistono esclusivamente all’interno di una necessaria interdipendenza, ma rimandano risonanze e riverberi l’una dell’altra.

La metodologia impiegata, innovativa nella prassi dell’artista, trova la sua genesi nell’incontro con un’opera di Julian Schnabel esposta alla Collezione Maramotti. Sperimentando per la prima volta la pittura su velluto, Mivekannin ha stabilito una connessione sensoriale con l’opera, di cui il tessuto è autentico e tangibile corpo, scoprendo simultaneamente la straordinaria capacità di questo materiale di incorporare pigmento e luminosità: uno specchio nero che non restituisce, ma piuttosto assorbe e conserva tra le sue fibre, tracce e rappresentazioni.

Cresciuto in Benin e formatosi in Francia, Mivekannin intreccia racconti e tradizioni ancestrali africane con immagini e simbologie della storia dell’arte occidentale.
Inizialmente collegato alle rappresentazioni stereotipate di individui africani nell’epoca coloniale, il suo operato ha successivamente esplorato ampiamente il ruolo – anonimo, periferico, ornamentale, esotico – assegnato alle persone di colore, agli schiavi e alle figure femminili nell’iconografia storica europea, con l’intento di scardinarlo generando interferenze visive destabilizzanti e fluide trasformazioni semantiche.
La persistente reiterazione del proprio volto in quello di soggetti oppressi o considerati marginali, spesso con lo sguardo orientato verso l’osservatore per sollecitarne una risposta, costituisce la caratteristica distintiva di Mivekannin.
L’esposizione sarà corredata da un catalogo.

Date: 9 marzo – 27 luglio 2025

Ingresso libero nei seguenti orari:
Giovedì e venerdì 14.30 – 18.30
Sabato e domenica 10.30 – 18.30
Chiuso: 25 aprile, 1° maggio

Info
Collezione Maramotti
Via Fratelli Cervi 66 – Reggio Emilia
tel. +39 0522 382484
info@collezionemaramotti.org – collezionemaramotti.org

Roméo Mivekannin D’après Jésus et les docteurs, Théodule Ribot (1879) 
2024
acrilico su velluto nero / acrylic on black velvet 200 x 140 cm
© Roméo Mivekannin, by SIAE 2025
Courtesy of the artist and Galerie Cecile Fakhoury (Abidjan, Dakar, Paris)
Ph. Gregory Copitet

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