Il titolo della mostra attinge dalla Vita di Vittorio Alfieri, l’astigiano più celebre del tempo e pure colui che, con spirito critico, denunciò il clima provinciale del luogo natio. A quest’immagine retrospettiva, di Asti ormai lontana dai fasti medievali che riposava placidamente all’interno del Regno di Sardegna, corrisponde in realtà una città che aveva conosciuto altri momenti di estrema visibilità. Sono quelli attorno ai quali i curatori hanno ragionato nel rintracciare un filo rosso che unisse le opere restaurate in occasione dell’esposizione e sono quelli che costituiscono all’incirca gli estremi cronologici della rassegna: l’assedio di Asti del 1615 e la Repubblica Astese del 1797. L’Asti barocca si presenta come un centro culturale abile a cogliere e rielaborarei modelli figurativi provenienti dalla corte torinese e da altri ambiti geografici. La geografia territoriale e politica dell’astigiano in età moderna si rispecchia nella costellazione di sollecitazioni culturali, botteghe – locali e forestiere – e committenti che in tale regione si intrecciarono dando vita a sperimentazioni e aggiornamenti figurativi. In questa prospettiva di lungo periodo si chiarisce l’esecuzione di alcune opere capitali per l’illustrazione della storia artistica della città e di quella che diventerà la sua Provincia.